La raccolta della Mastiha avviene esclusivamente da luglio a settembre ed ogni pianta che inizia a produrre dopo circa 5 anni e puo’ vivere oltre un secolo, genera mediamente 300 gr di linfa all’anno.
Nel 1997 la MASTIHA ha acquisito la Denominazione di Origine Protetta (DOP).
Dal 2014 la coltivazione e la lavorazione della MASTIHA DI CHIOS e’ diventato patrimonio culturale immateriale dell’umanita’ sotto la tutela dell’UNESCO. Nel 2015 la MASTIHA e’ stata riconosciuta dall’Agenzia Europea per i medicinali (E.M.A.) come rimedio per i disturbi gastrici e per il trattamento delle ferite cutanee.
Il commercio della Mastiha
L’isola di Chios raggiunse la massima prosperita’ grazie alla ‘Famiglia dei Giustiniani’ che non era una stirpe, ma l’unione di 12 famiglie genovesi che nel 1349 costituirono “Maona”, la prima societa’ per azioni documentata dalla storia nata per la gestione commerciale di Chios e le isole vicine.
La Famiglia dei Giustiniani amministro’ l’economia e le preziose risorse l'isola di Chios per conto della Repubblica di Genova fino al 1566, quando con l’inganno furono attaccati dai turchi che massacrarono gli abitanti e distrussero ogni risorsa, incluso tutte le piantagioni di MASTIHA ripristinate solo decenni dopo.
Religione
Nel credo religioso l’isola di Chios occupa un posto importante anche per la spiegazione della lacrimazione dell’albero della MASTIHA, che iniziò dopo il martirio di San Isidoro di Chios, da allora riconosciuto come il protettore dei marinai. Isidoro fu un soldato della Marina Romana che non ripudio’ la sua fede cristiana dopo l’editto dell’imperatore Decio, che voleva tutti i suoi soldati convertiti al paganesimo. Per quel suo rifiuto Isidoro fu martirizzato legato ad un Lentisco, l’albero della MASTIHA, che da allora, una volta all’anno inizio’ a lacrimare la linfa miracolosa. Dal 1627 la testa di San Isidoro di Chios e’ conservata nella Basilica di San Marco a Venezia.
Il "bon vivant" romano Marcus Gaious Apicious, noto gastronomo
vicino alla famiglia imperiale di Giulio Cesare descrive che per gli ospiti illustri,
veniva preparata una bevanda a base di vino, chiamata "vino di spezie"
con miele, MASTIHA e mirto da servire calda o fredda.
Dioscoride (I secolo d.C.) medico botanico e farmacista greco al tempo
di Nerone, menziona la MASTIHA per la pulizia e sanificazione dei denti,
profumare l’alito e per fare maschere facciali.
Il padre della galenica Galeno di Pergamo (201 d.C.), menziona
con entusiasmo le proprietà curative della MASTIHA e
la raccomanda per infiammazioni dello stomaco e intestino.
San Gregorio di Nissa (335 d.C.) vescovo terapeuta greco riconosciuto
come un venerato Padre della Chiesa definisce le proprieta’ dell’alloro,
zafferano, papavero e MASTIHA come un dono di Dio per capacità di cura
dei disturbi umani.
Giovanni da Vigo medico personale di papa Giulio II (1500),
nel suo libro Practica in Arte Chirurgia Copiosa, descrive una ricetta
per le eruzioni cutanee a base di albume d’uovo, olio di oliva, semi di lino,
germogli di pioppo e polvere di MASTIHA.
Lo scrittore francese François Rabelais creatore del gigante Gargantua
pubblicato nel 1534, scrive che il gigante faceva la pulizia dei denti
utilizzando stuzzicadenti fatti dal legno dell'albero della MASTIHA.
Francesco Piacenza, viaggiatore italiano (1655 d.C.) descrive
la MASTIHA come uno stimolante dalle proprietà misteriose e
con il potere meraviglioso di risvegliare ed intensificare i piu’ pigri
stimoli venerei.
Nel 1872, il professore tedesco Georg Ebers durante la traduzione di
un papiro egiziano ritrovato a Luxor, scopri un catalogo di 700 ricette
mediche risalenti al 1500 a.C. Tra gli ingredienti descritti nelle ricette,
veniva citato l'incenso, la mirra, scilla marina, cannabis, galvano, croco,
aloe, coriandolo e MASTIHA.